ll “libro d’artista” ha una lunga storia. Dal “Livre de peintre” di origine francese in cui un testo poetico o letterario era accompagnato da incisioni o litografie di grandi maestri come Picasso, Chagall, Matisse o come quelle di Robert Delaunay arriva oggi ad impiegare materiali diversi, sempre più vari, anche sonori e animati perché legati alla multidisciplina che ci offre spesso il web e la rete internet. Nasce con le prime avanguardie artistiche del novecento ed in particolare con il Futurismo e l’apporto di Fortunato Depero uno dei suoi più rappresentativi esponenti. L’artista aveva progettato nel 1927 una monografia “Depero futurista” meglio nota col nome di “Libro bullonato“, per celebrare quattordici anni di militanza nel Futurismo.

“Libro bullonato“
Era una pubblicazione composta da 234 pagine, con copertina fustellata e caratterizzata da un’impaginazione assai varia, con scritte allineate in molteplici modi e con pagine di differente grammatura e colore. Il tutto tenuto insieme grazie a due grossi bulloni meccanici in alluminio. L’ambizioso progetto originale, proprio perché era stata prevista una tiratura di 2000 copie, e per gli altissimi costi di produzione non fu possibile realizzare totalmente. Si tratta in generale di un’evoluzione della tipografia futurista avviata da Marinetti una ventina d’anni prima, ma in particolare del primo esempio di libro-oggetto. In sostanza i Libri d’Artista acquistano più valore quando sono “pezzi unici’, o numerati in serie limitate a pochissimi esemplari, realizzati con tecniche miste tra le quali primeggia il collage che si alterna a parti stampate con caratteri tipografici ed a pagine o frammenti di esse tratte dalla quotidianità e dal mondo della pubblicità. Emilio Isgrò negli anni sessanta presentò in Gallerie d’Arte ed alla Biennale di Venezia del 1964, opere concettuali in forma di libro d’artista dove l’operazione consiste nella cancellazione di alcune parole o intere righe con forti tratti neri che rendono quasi illeggibile il testo originale dello scrittore-autore del libro. Questa ed altre operazioni apparentemente distruttive del lavoro creativo altrui, non hanno mai intento offensivo ma tendono ad una decontestualizzazione per cercare un senso diverso ad una stessa opera, in linea con le tracce che il Dadaismo ed in particolare Marcel Duchamp lasciarono in eredità dal secondo decennio del XX secolo. Queste operazioni di letterale destrutturazione degli originali spesso hanno contribuito a riportare l’attenzione del pubblico sulle parole e sulle immagini restituendo ad esse il proprio senso, letterale o simbolico. Il libro d’artista è anche parte integrante dell’Arte postale e viene inteso come oggetto ed insieme luogo di cultura per l’artista e per il fruitore. Il passaggio da libri in cui l’artista si limita ad illustrare un testo narrativo o poetico preesistente a libri ideati e concepiti da un artista come autonoma opera d’arte è molto breve. Il libro d’artista diviene oggetto da percorrere non solo attraverso lo sguardo o la lettura, ma anche attraverso il tatto. Toccandone le pagine, la copertina, il contenuto…se ne può apprezzare il rilievo, la rugosità, il suono dello sfregamento o dello sfogliare fino a sentirne persino il profumo o gustandone il sapore. Pensiamo anche a Carlo Belloli che offrì al pubblico pagine d’artista in forma e sostanza di poemi commestibili. Al libro d’artista tutto è concesso. Effettivamente è l’unico tra i testi che può permettersi di essere illeggibile. Ricordiamo con piacere il volume Piero Manzoni the life and the works del 1962 (un libro di pagine bianche come medium autosignificante) o i “libri illeggibili” di Bruno Munari dove il testo lascia lo spazio alla comunicazione visiva e tattile che avviene attraverso la natura della carta, lo spessore, la trasparenza, il formato delle pagine, il colore, la texture, la morbidezza o la durezza, il lucido e l’opaco, le fustellature e le piegature. “Un buco che attraversa dodici pagine fa vedere alla prima pagina cosa c’è nella tredicesima. Una pagina più stretta delle altre si fa notare per la sua dimensione, le pagine con pieghe invitano a movimenti e situazioni insoliti. Il libro d’artista è anche parte integrante dell’Arte Postale che nasce proprio negli anni ’60 di cui stiamo parlando e viene inteso come oggetto ed insieme luogo di cultura per l’artista e per il fruitore.
Claudio Grandinetti
LIBRI D’ARTISTA E DINTORNI

“Se per molti anni il libro ha rappresentato principalmente il testo letterario con la manifestazione del pensiero attraverso la parola scritta, è soltanto all’inizio del secolo scorso che si è imposto nella sua dimensione fisica di materia-segno-oggetto, proprio quando la ribellione insita nelle sperimentazioni delle Avanguardie Storiche e le “parole in libertà” dei Futuristi (i quali agirono sul libro – simbolo della cultura – in modo dissacrante) permisero di approdare ad una scrittura materica che superava la superficie dei normali supporti. Dopo i libri trasgressivi dell’avanguardia russa degli anni Venti, i libri futuristi della Litolatta, le esperienze di varie artiste, tra cui Benedetta-moglie di Marinetti, autrici di pagine verbo-visuali e pagine-oggetto, e dopo il libro tattile di Marcel Duchamp del 1947, sembra che il silenzio cali su questo tipo di sperimentazioni . E’ soltanto negli anni Sessanta che riappare il “libro”, ma l’attenzione si sposta sempre piu’ verso scatole, teche, contenitori, e a questa vasta tipologia aderiscono gruppi come Fluxus, Pop Art, Arte Povera, Concettuale, Scrittura visuale ecc. Alla parola scritta subentrano l’arte verbo-visuale e la poesia visiva e gli artisti pongono in relazione la parola, l’immagine e l’oggetto. Sostituiscono il testo con materiali vari (carte, cartoni, ferro, legno, vetro, cere ecc.), e nasce così una nuova comunicazione con linguaggi diversi verbo–visuali, poetico-visivi, grafici e materici. Un atto creativo che produce relazioni, contatti, poesia totale. L’artista interpreta il proprio libro e vi trasferisce pensieri, interrogativi, riflessioni con la forza della materia, con la plasticità della struttura, con la diversità della forma, con la sensibilità del segno, del colore, dei materiali, dando vita ad una poetica che mette in discussione la scrittura a favore di elementi non convenzionali proposti/imposti con l’”alfabeto del visivo” e di particolari caratteristiche in grado di documentare un differente e nuovo comportamento estetico. Nasce così l’”oggetto-libro” che tramite l’armonia della materia suggerisce messaggi ricchi di contenuti e significati anche senza le parole. Un libro non più unicamente territorio della cultura letteraria, ma sede importante di “scritture” scaturite dalla sua impronta fisica .Il fruitore è in tal modo stimolato a guardarlo e a “leggerlo” con la grammatica del visivo. Libri come “diari di viaggio”, dove le parole cedono lo spazio ai segni, alle tracce, a mappe di luoghi interiori, a graffiti impressi su pareti riservate della quotidiana esistenza. A volte invece il libro racchiude la combinazione di parole, testi, immagini, assumendo così il linguaggio della Poesia visiva. Tra le varie interpretazioni dei libri d’artista e libri-oggetto vi sono libri stampati, a tiratura limitata e debitamente firmati, riferiti alla poetica personale dell’artista. In questo caso si privilegia la carta, la composizione, la rilegatura e sono spesso illustrati con raffinate tecniche grafiche e di incisione.C’è chi prende in considerazione la forma dell’oggetto-libro e la reinventa, ricostruendola con materiali differenti, secondo il proprio pensiero e la propria ricerca. In questo caso il libro – riportato a diversa funzione – riesce ad instaurare “dialogo” tramite la sua nuova forma. C’è invece chi interviene sul soggetto-libro in modo conflittuale, infierendo con tagli e bruciature, lacerazioni segniche e visive, provocando brandelli di scrittura, parole frantumate, “giocate”, comprensibili o volutamente incomprensibili, ma libere di “vivere” al di fuori di schemi preordinati e di classificazioni. E poi l’editoria autogestita, la copia unica, le xeroscritture, il libro elettronico e telematico e tutto quanto puo’ aprirsi a nuovi orizzonti e sviluppi futuri. Quindi un libro che non veicola piu’ parole e pensieri, ma si impone per sé stesso, per una fisicità diversa in cui sperimentazione, riciclo, forma e forza espressiva risultino i principali ingredienti per una profonda “lettura” dell’anima. Dice Herman Hesse nella poesia “Libri” :….. lì c’è tutto ciò di cui hai bisogno, sole, stelle, luna…..e l’artista nel libro-oggetto sente la necessità di raccontare sé stesso e gli altri….. e punta il dito su tutto ciò di cui l’attuale società ha particolarmente bisogno. E in queste pagine “scritte e scolpite” dall’esperienza della vita, si ritrovano tutti gli umori possibili, dalla denuncia alla provocazione, dalla ricerca di verità al bi/sogno di libertà, dal racconto ludico al messaggio poetico, dalla forza necessaria al quotidiano vivere alla fragilità di un’anima ferita. E tutto questo viene espresso nell’opera dell’artista non in senso personale, ma assolutamente universale: e il cosiddetto “red wire” di messaggi condivisi e di emozioni lega, rilega, unisce e dà vita al Libro della nostra esistenza perché, come dice sempre Hesse,… la luce che cercavi vive dentro di te!“
Anna Boschi
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