Christo and Jeanne Claude

Biografia · 1935
Christo nasce in Bulgaria a Gabrovo, da una famiglia di industriali.

· 1953 – 1956
Sono gli anni in cui Christo studia la pittura, la scultura, il disegno e l’architettura, effettua anche esperienze come regista e di messa in scena teatrali con il teatro d’avanguardia Burian. Per vivere esegue ritratti su commissione. Poco dopo si trasferisce a Praga, dopo gli studi all’Accademia delle Belle Arti di Sofia.

· 1957
Rimane per sei mesi a Vienna e studia scultura nell’atelier di Fritz Wotruba all’Accademia di Belle Arti.

· 1958
Arriva a Parigi,qui utilizza esclusivamente il suo nome rinunciando al suo cognome slavo, inoltre conoscera’ la sua futura moglie Jeanne Claude de Guillebon. Inizia a creare le sue prime opere i cosiddetti “wrapped objects” cioe’ oggetti impacchettati con i quali si fa’ conoscere, tra gli oggetti vi sono; lattine, sedie, bottiglie e scatole avvolte da tessuto cerato e spago. Secondo la concezione di Christo gli oggetti di tutti i giorni possono diventare degli oggetti di vero interesse per l’arte senza distinzione di forma e di bellezza. Conosce ed entra in contatto con Pierre Restany e i futuri membri del Nouveau Réalisme.

· 1959
A Gentilly in un garage,mette insieme dei bidoni d’olio rivestiti di tela cerata e spago: “Inventaire 1958-1960”.

· 1960
Ha un figlio dalla sua compagna Jeanne, lo chiamano Cyril.

· 1961
Questo e’ l’anno in cui iniziano a costruire il muro di Berlino, Christo e’ particolarmente colpito a causa della propria origine. Prima mostra personale con il testo critico di Pierre Restany alla galleria Haro Lauhus a Colonia. Nel porto di Colonia inizia a progettare e realizzare le sue opere su larga scala; “Project for the wrapping of a public building”, “Stacked oil barrels”(bidoni d’olio sovrapposti) e “Dockside packages” nel porto di Colonia, che segna anche l’inizio della collaborazione artistica con Jeanne-Claude. Esegue il progetto per l’imballaggio dell’Ecole Militaire a Parigi, e in dicembre espone con Deschamps alla Galerie J a Parigi nell’esposizione collettiva Nouvelles aventures de l’objet organizzata da Pierre Restany.

· 1962
In occasione del matrimonio di Yves Klein con Rotraut Uecker realizza come dono di nozze, un ritratto degli sposi rimasto incompiuto. Realizza la “Iron Curtain-Wall of Barrels”, bloccando la Rue Visconti di Parigi, Impacchetta modelle viventi a Parigi (da Yves Klein), Londra e Dusseldorf dove l’azione è filmata da Charles Wilp. Impaccaggi di motociclette, macchine da presa, segnali stradali. Si sposa con Jeanne-Claude de Guillebon.

· 1963
Espone alla galleria Schwarz a Milano, alla galleria Schmela a Dusseldorf e alla galleria del leone a Venezia. Prime “Show Cases”: scatole-vetrine rettangolari in vetro trasparente ed impaccate internamente da tessuto che tappezza ogni parete. Partecipa ad una manifestazione nel quadro del Nouveau Réalisme innalzando a Monaco un muro di barilotti di birra. Realizzazione del film “Voiture empaquetée” prodotto da Charles Wilp a Dusseldorf.

· 1964
Rimane stabilmente a New York. Impaccaggio di una statua, all’Esplanade du Palais de Chaillot a Parigi filmato dalla televisione belga. Prime vetrine d’esposizione, “Store Fronts”, elaborate partendo dal principio delle vetrine e inserite in cornici architettoniche colorate, in legno, plastica o metallo. Progetto di imballaggio di due grattacieli a New York: Lower Manhattan Packed Buildings.

· 1966
Esposizione personale allo Stadelijk van Abbe Museum di Eindhoven, con testo di Lawrence Alloway,dai primi incontri con la realta’ americana nascono nascono i progetti per gli “Air Packages” (imballaggi d’aria sotto forma di palloni, legati con spago, di circa cinque metri di diametro). Mostra personale da Leo Castelli a New York. Non riesce realizzare il progetto degli alberi imballati “Packed Trees” per il Park Forest di St.Louis (Missouri). Nuovo impaccaggio d’aria: 42,390 Cubic Feet Package, Walker Art Center, Minneapolis School of Arts.

· 1967
Progetto non realizzato di un immenso muro galleggiante di bidoni sbarranti il canale di Suez: “Floating Oil Drums Mastaba”, Suez Canal.

· 1968
Mostra personale al MOMA di New York, con testo di William Rubin, Christo wraps a Museum. Impaccaggio di una fontana: “Packed Fountain” e di una torre medievale: “Packed Medieval Tower” a Spoleto. Primo impaccaggio di un edificio pubblico: la Kunsthalle di Berna, “Packed Kunsthalle Bern.” Progetti non realizzati: l’impaccaggio del Museum of Modem Art di New York nel quadro dell’esposizione Dada, Surrealism and their Heritage; gli sbarramenti della quinta e sesta avenue di New York con dei barili d’olio e l’impaccaggio delle sculture esterne del museo in occasione della sua esposizione personale al Museum of Modern Art di New York. Installazione di 5000 Cubic Meter Package in un impaccaggio di 5000 metri cubi d’aria di 93 metri di altezza e di 11 metri di diametro per Documenta IV di Kassel. L’involucro di tessuto rinforzato è trattenuto da 1818 metri di cavi d’acciaio legati a fondamenta di 183 tonnellate di cemento disposte in un cerchio di 273 metri di diametro. Sempre a Documenta: corridoio-vetrina di magazzino, Corridor Store Front di circa 500 metri quadrati. All’Institute of Contemporary Art di Philadelphia, realizzazione di un Mastaba di 1240 barili: 1240 0i1 Drums Mastaba e impaccaggio di due tonnellate di fieno, Two Tons of Stacked Hay. Esposizione personale all’Institute of Contemporary Art, University of Pennsylvania, Philadelphia.

· 1969
Imballa con l’aiuto di vari studenti il Museo D’arte Contemporanea di Chicago “Packed Museum of Contemporary Art”, a Little Bay, a Sydney (Australia) realizza circa 1,5 Km di impaccaggio di una costa rocciosa con 304.000 metri quadri di tessuto legato con 58 Km di corde di nylon: “The Wrapped Coast”, Little Bay, Australie. Mostra personale alla National Gallery of Victoria a Melbourne (Australia). Realizza un film: “Wrapped Coast”.Durante quest’ anno abbiamo diversi progetti non realizzati: l’accatastamento di 1249000 barili di petrolio in Texas: “Project for Stacked Oil Drums” Houston Mastaba, lo sbarramento di un autostrada: “Closed Highway” e l’imballaggio di tutti gli alberi dell’avenue des Champs-Elysées a Parigi: “380 Wrapped Trees”.

· 1970
Non riesce a realizzare diversi progetti di percorsi ricoperti di tessuto: “Wrapped Walk Ways” nel parco di Ueno a Tokyo, di imballaggio dei chiostri a New York: “The Cloisters Wrapped-Project” for New York, e di un muro di tessuto a Berlino Ovest: “Curtains for West-Berlin Project for the Berlin Wall”. Per il decimo anniversario del Nouveau Réalisme realizza l’impacchettaggio della statua di Vittorio Emanuele in piazza Duomo “Wrapped Monuments, Milano: Monument to Vittorio Emanuele, Piazza Duomo” e del monumento di Leonardo da Vinci, in piazza Scala a Milano: “Wrapped Monuments, Milano: Monument to Leonardo da Vinci, Piazza Scala.” Numerose esposizioni personali nei musei tedeschi “Wrapped Floors” (Haus Lange Museum Krefeld, Kunsthaus di Amburgo), americani (the Museum of fine Arts, Houston) e gallerie in Inghilterra, Italia, Francia, Svizzera.

· 1971
Riesce a terminare dopo 28 mesi di lavoro, il “Valley Curtain”. Un primo tentativo fallì nell’ottobre 1971, ma il 10 agosto 1972, a Grand Hogback Rifle nel Colorado si dispiega su 394 metri di larghezza, una tenda di polyamide arancione che sbarra il fondo della vallata tra due fianchi rocciosi. Al termine di 28 ore, forti raffiche di vento soffianti a 100 km/h rendono necessario il suo smontaggio. Viene realizzato un film: Christo’s Valley Curtain. Primo progetto di impacchettamento del Parlamento tedesco a Berlino “Wrapped Reichstag, Project for Berlin”.

· 1973 – 1975
Espone in vari musei europei e in America, a Roma impacchetta un muro: “The Wall”, a Newport Rhode Island “Ocean Front”:13940 metri quadri di tessuto di polypropilene galleggiano sul mare. Progetto per il Pont Neuf: “The Pont Neuf Wrapped – Project for Paris”, diversi progetti d’imballaggi non realizzati a Ginevra in particolare quello dei getti d’acqua, lungolago Gustave Ador e a Washington il centro J.F.Kennedy. Numerose esposizioni personali negli Stati Uniti e in Svizzera al Musée Rath a Ginevra. Progetto d’impaccaggio della monumentale statua di Cristoforo Colombo a Barcellona: “Wrapped Monument to Cristobal Colon”.

· 1976
“The Running Fence”, in California, è un progetto di Christo datato 1972 che si concretizza il 10 settembre 1976. Per 14 giorni, a nord di San Francisco, questa frontiera di nylon bianco di 5,50 m di altezza ha attraversato per 40 km di lunghezza i terreni di 59 proprietari per andare a gettarsi nell’Oceano Pacifico a Bodega Bay. Produzione del film: Running Fence sull’evento.

· 1977
Incontro di Christo con le autorità tedesche, per il progetto datato 1972, di impacchettamento del Reichstag a Berlino: “Wrapped Reichstag Berlin”. Un esposizione consacrata al progetto ha luogo a Londra (Annely Juda Fine Art) in novembre – dicembre. Progetto ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi di accatastamento di 390500 bidoni di petrolio: “Abu Dhabi Mastaba, Project for United Arab Emirates”.

· 1978 – 1979
Percorsi ricoperti, “Wrapped Walk Ways” nel Loose Memorial Park a Kansas City, Missouri dal 2 al 16 ottobre. Su 4,5 km di percorsi e viali, tredicimila metri quadrati di nylon arancione sono fissati al suolo con chiodi e fermagli. Produzione del film Wrapped Walk Ways. Numerose esposizioni nel mondo intero.

· 1980
“The Gates”; progetto per Central Park a New York, si tratta di allestire i percorsi e viali del parco con grandi riquadri in metallo (1,70 m di altezza) installati perpendicolarmente ogni 3 metri e muniti di una tenda di tela appesa al montante superiore e fluttuante liberamente. Progetto non realizzato di copertura del Duomo di Colonia in occasione del 500° anniversario della costruzione della cattedrale.

· 1983
Realizzazione di “Surrounded Islands”; In Florida, a Biscayne Bay, Miami: undici isole vengono circondate da 60 ettari di tessuto di polypropilene galleggiante sull’oceano. L’installazione dura 15 giorni. Il progetto era stato lanciato nel 1980. Realizzazione del film Islands.

· 1984
Realizzazione di “Wrapped Floors and Stairways” in Svizzera.

· 1985
Durante quest’anno esegue il progetto “The Umbrellas, project for Japan and Western U.S.A.”, vuole collegare tra di loro Giappone ed ovest degli Stati Uniti in una linea ideale formata da 3000 ombrelli di forma ottagonale, talora raggruppati, talora distanziati gli uni dagli altri, questi seguono l’andamento del terreno attraversando i territori di due continenti. Impacchettamento del “Pont Neuf” a Parigi dal 20 settembre al 4 ottobre, (progetto del 1974) con utilizzazione di 40000 metri quadri di tela e di 13000 metri di corda.

· 1990 – 1991
Nel 90′ realizza il “Wrapped Vestibule”, alla Art Gallery of New South Wales, Australia. Nel 91′ realizza in parte il progetto “The Umbrellas, project for Japan and Western U.S.A.”

· 1992
“Over The River, Project for the Arkansas River, State of Colorado”. Progetto di copertura di un fiume con teli di plastica sostenuti da cavi d’acciaio.

· 1995
“Wrapped Floors and Stairways and Covered Windows” Museum Würth, Künzelsau, Germania. Realizzazione di “Wrapped Reichstag, Berlin, 1971-95”, 100,000 metri quadrati di tessuto, 15600 m di corde e funi.

· 1998
“Wrapped Trees”, alla Fondation Beyeler and Berower Park in Svizzera.

· 1999
“The Wall – 13,000 Oil Barrels”, Installazione all’interno del Gasometro di Oberhausen, Germania.

Ispirazione

Christo, nelle sue opere prese ispirazione da “L’enigma di isidore ducasse” (dove una macchina per cucire e’ avvolta in una coperta con dello spago) di Man Ray, utilizzava l’impacchettamento come maniera per rendere piu’ evidente il mistero che avvolge l’oggetto nella civilta’. Gli sviluppi del suo lavoro furono nell’ambito dell’arte ambientale, oggi infatti viene considerato uno dei precursori della cosiddetta “land art” cioè arte del territorio. Le vaste realizzazioni nascono per essere temporanee e non modificano durevolmente il paesaggio.L’opera di Christo è un intervento che richiede una forte progettualità e uno studio accurato del territorio, delle scelte artistiche adatte al luogo, ma è un operare che non entra in conflitto con questo, è anzi un’azione che sottolinea e cambia l’ambiente per attirare l’attenzione.Gia’ durante la sua breve adesione al gruppo dei Nouveau Réalistes Christo aveva abbandonato la sua pratica di ritrattista per creare azioni ambientali, il suo “impacchettare” rende il contenuto al tempo stesso misterioso e valorizzato. Spesso le sue coperture suscitarono uno scandalo pubblico, perche’ venivano vissute come un insulto ai luoghi prescelti anziche’, come nelle intenzioni dell’artista, un omaggio. Christo e Jeanne-Claude sono due artisti unici che attraverso la loro opera “svelano nascondendo”, aprendo l’immaginazione dell’uomo e nascondendo o evidenziando il contenuto originale per un breve lasso di tempo. Nel periodo di durata del progetto, siti, oggetti ed edifici diventano totalmente altro da sé, assumono l’aspetto della scultura e diventano, anche in caso di manufatti noti o di isolate porzioni di natura, prodotto estetico autonomo, altra cosa rispetto a quello che sta sotto o dietro. Evidenziare nascondendo, proporre una percezione della realtà prima mai avuta, è questa in sintesi la loro arte.

Metodo

Il suo metodo tocca diverse problematiche riguardanti il modo di concepire l’opera d’arte:
1) E’ difficile dire quale sia l’opera, il risultato finito o tutto il processo di progettazione che lo ha determinato.
2) L’artista costruisce strutture raffinate ma effimere/temporanee, sfidando quindi il concetto di opera eterna immortale in contrapposizione al “dogma” occidentale sulla perennita’ dell’arte.
3) La sua opera diventa un evento che coinvolge migliaia di persone . Vanno considerate parte dell’operazione complessiva o no, chi ne e’ dunque l’autore? Il concetto di autore va al singolo o all’intera collettivita’? L’arte per la quale si è meritato la celebrità è quella degli “impacchettamenti”, che consiste nel “coprire con fogli di plastica e legare con corde oggetti comuni come le sedie, i tavoli, le scatole e altro, oppure grandi monumenti, come palazzi ponti, oppure intere fette di paesaggi naturali, come valli, colline, scogliere”. L’arte di Christo è quella della creazione di temporanei oggetti belli e a grande scala specificatamente per gli spazi aperti. Egli crede che la gente debba avere esperienze forte e memorabili fuori dai musei d’arte. Ognuno dei suoi lavori può venire visto come un grido di libertà. Con i suoi progetti Christo interviene momentaneamente creando “gentili disturbi temporanei” tra la terra e il cielo per ricalibrare le nostre impressioni. Christo e Jeanne Claude amano spesso definirsi nomadi, nomadi dell’arte, e nel quadro della storia dell’arte contemporanea sono definiti come artisti “unici”. Christo dai primi Anni Sessanta a oggi ha stupito il mondo per le sue performance d’ impacchettamento. In 40 anni di convivenza i due artisti, che pare vivano in simbiosi, hanno realizzato 18 opere di grande impatto, mentre una ventina sono rimaste a livello di progetto. Tutti ricorderanno l’imballaggio del Reichstag di Berlino nel 1995, per il quale sono stati impiegati più di 100 mila metri quadrati di tessuto, o i ponti di polipropilene rosa, che circondavano alcune delle Kaya’s della Florida, immagini che hanno fatto il giro del mondo, trasformando l’opera dei due artisti in un evento generazionale, vera e propria architettura del sogno. Tutti i lavori di Christo e J.C. nascono dall’ambiente e lanciano un messaggio di riconciliazione con esso, i materiali impiegati sono tutti scarti dell’industria, riciclati e riciclabili; l’intero progetto è sempre autofinanziato, senza l’aiuto di sponsor privati o istituzionali; le grandi opere vengono allestite grazie ai proventi delle vendite dei disegni preparatori, degli studi ambientali. I due artisti inseriscono nel paesaggio il loro intervento macroscopico, con lo scopo di trasformarlo in qualcosa di inimmaginabile prima e di indimenticabile dopo. La realizzazione dei loro progetti implica la conoscenza della struttura sociale, fisica e biologica del territorio sul quale verrà realizzato il progetto. Elementi essenziali dei loro lavori sono, sicuramente, la coscienza ambientale e quella ecologica. Christo e Jeanne-Claude intervengono indifferentemente su un territorio, un oggetto, un monumento od un edificio per trasformarlo tenendo sempre conto delle regole compositive date dalla storia dell’arte. Così facendo, riescono a collocare in una nuova realtà, quella estetica, ed in una diversa dimensione percettiva l’oggetto della loro trasformazione, sia esso una semplice cosa od un complesso territorio. Si trovano in mostra una cinquantina di opere, tra collage e disegni originali, oltre ai plastici, alle testimonianze del percorso progettuale, ai materiali tecnologici, alle imponenti gigantografie che documentano i loro interventi.

dal libro “Arti visive” Dorfles/Vettese Ed.Atlas

Intervista a Christo e Jeanne-Claude·        

Come nascono l’idea e il desiderio di misurarvi con un luogo, di fare un intervento in un determinato territorio o contesto urbano?

Accade in modi diversi. Eravamo a New York quando ci è venuto in mente di stendere una tela arancione tra le montagne. In quel caso, abbiamo dovuto metterci in viaggio per trovare le montagne e percorrere migliaia di chilometri prima di individuare il luogo adatto (così è nato nel 1972, da un’idea del 1970 Valley Curtain). Per il progetto Over the river per il quale aspettiamo i permessi, l’ispirazione è venuta quando stavamo lavorando al Pont neuf (1985). Un’immagine di luci e ombre che si riflettevano nell’acqua della Senna attraverso il tessuto con il quale stavamo impacchettando un pilone del ponte. Il primo disegno di Christo è di sette anni dopo, nel ’92 – quando stavamo lavorando al progetto dell’impacchettamento del Reichstag – Il disegno rappresenta un fiume sul quale sono tesi, da una riva all’altra, dei pannelli di tessuto; una fantasia, una visione che abbiamo chiamato The river. Nelle estati del 1992-93-94 – quando in Germania i politici erano in vacanza – siamo andati alla ricerca di quel fiume. Abbiamo viaggiato per 25.000 chilometri nelle Montagne rocciose, dove nascono tutti i maggiori fiumi d’America; abbiamo percorso 89 corsi d’acqua, di questi ne abbiamo considerati 6 tra i quali infine abbiamo scelto – insieme alla nostra équipe di tecnici – quello che si prestava meglio: il fiume Arkansas nel Colorado. Nel 1994 abbiamo ottenuto il permesso per impacchettare il Reichstag e quindi nel 1994-95 abbiamo passato molto tempo in Germania. Solo nel 1996-97 abbiamo iniziato i primi test per Over the river. Sono state effettuate prove tecniche, di simulazione e tutto quanto è necessario per accertare che il luogo sia giusto. In altri casi non è necessario viaggiare. Per Pont neuf e il Reichstag l’idea è nata a New York nella nostra casa-studio- ufficio-laboratorio, come è stato per Valley curtain e per altri progetti.·       

In caso di interventi urbani l’idea nasce dalla conoscenza del luogo?

Non è detto. Nel caso del Reichstag, l’idea è venuta prima dell’esperienza fisica del luogo. Risale al 1971, all’epoca Christo non aveva ancora visto il Reichstag ma ne conosceva molto bene la storia. Ci siamo recati a Berlino per la prima volta nel 1976; poi ci sono voluti quasi vent’anni per mettere a punto il progetto. Del Pont neuf invece avevamo anche una conoscenza fisica; eravamo vissuti sei anni a Parigi prima di venire a New York e abitavamo lì vicino. Ma anche in questo caso sono passati parecchi anni prima di ottenere il permesso (10 anni dal 1975 quando nacque l’idea al 1985 quando fu concretizzata). I Christo lavorano investendo soldi propri. Non hanno sponsor, né accettano forniture gratuite dalle ditte produttrici dei materiali utilizzati, pagano le parcelle degli studi che eseguono i test e stendono le relazioni per gli organi governativi e pagano, alle tariffe sindacali, le maestranze impegnate nella costruzione.Intervista tratta da Artpromotion.net·         

Christo e Jeanne-Claude, come è possibile trovare i miliardi necessari per coprire il costo della realizzazione delle vostre opere?

Ogni progetto ha una gestazione molto lenta e complessa, a volte passano decine di anni. Non basta conoscere il luogo in sé, per noi è fondamentale incontrare la gente, conoscerla, sapere cosa pensa. La nostra opera non deve essere vissuta ome una violenza, ma essere accettata man mano che nasce.·         É un’esperienza molto complessa quindi…Ogni progetto è una fetta della nostra vita. Ci ricordiamo dove eravamo quando lo abbiamo immaginato, cosa abbiamo detto e pensato. Per questo distinguiamo ogni lavoro in due fasi.·        

Di quali fasi si tratta?

Una prima fase è quella “software”. É quella tra la carta degli schizzi e l’idea nella mente, mentre sappiamo che migliaia di persone cercheranno di aiutarci per realizzare questo sogno e altrettante ce lo impediranno.La fase “hardware” invece, prevede la concreta realizzazione del progetto, ed è caratterizzata da un lavoro materiale anziché d’immaginazione.·         

Quanti progetti avete realizzato?

In quaranta anni di lavoro abbiamo realizzato diciotto progetti, ventidue invece non sono stati portati a termine.·        

Gli “impacchettamenti” hanno una durata breve rispetto alle energie e la fatica impiegata. Come mai?

I nostri progetti sono installati per 14 giorni, e poi vengono smontati. Pur essendo così mastodontici vivono dell’effimero, così come il vento che muove la tela che ricopre le strutture, e fa parte dell’opera, ma che può anche minacciarla pericolosamente.·        

Una necessità dettata da quale motivazione?

Io sono di origine bulgara -spiega Christo- anche se adesso sono cittadino americano, mentre Jeanne-Claude è nata in Marocco. Ho sempre vissuto il nomadismo come una condizione essenziale dell’esistenza, perché vedo la staticità come la più grande nemica della libertà, così come lo è il possesso. Nessuno può comprare i nostri progetti, venderli o decidere cosa farne.·         

Quali sono le prossime realizzazioni?

“The gates”, in Central Park a New York vedrà il posizionamento di 11 mila portali, con stoffe gialle dello steso colore degli alberi d’autunno. Legato all’estate e ai suoi colori è il progetto in Colorado, avviato nel ’92. Quindici km di tela sospesa sul fiume Arkansas permetteranno un gioco legato alla visione-non visione del paesaggio.

Intervista tratta da Exibart.com

Links:Web site

http://christojeanneclaude.net

CHRISTO E JEANNE-CLAUDETHE UMBRELLAS, JAPAN-USA, 1984-91. 

Il 9 ottobre 1991, all’alba, 1.880 operai, insieme a Christo e a Jeanne-Claude, cominciarono !’apertura di 3.100 ombrelloni a Ibaraki, Giappone, e in California, Stati Uniti.Questa opera d’arte temporanea in due parti rivelava le similitudini e le differenze dei modi di vivere e di utilizzare la terra in due vallate dell’entroterra: l’una in Giappone lunga 19 chilometri, l’altra negli Stati Uniti lunga 29 chilometri.In Giappone, la valle è situata a nord di Hitachiota e a sud di Satomi, 120 chilometri a nord di Tokio, lungo la strada 349 e il fiume Sato nella Prefettura di Ibaraki, suddivisa negli appezzamenti privati di 459 proprietari e ai bordi di strade appartenenti al demanio pubblico.Negli Stati Uniti la valle è situata 96 chilometri a nord di Los Angeles, lungo l’interstatale 5 e il monte Tejon, a sud tra Gorman e Grapevine, con gli appezzamenti privati del Tejon Ranch, di di 25 proprietari privati e con aree di proprietà pubblica.Undici fabbriche in Giappone, negli Stati Uniti, in Germania e in Canada prepararono i diversi elementi per “Gli ombrellonI’: tessuto, sovrastrutture in alluminio, basi d’ancoraggio in acciaio, fissaggi, coperture sagomate per le basi e supporti in legno per le piattaforme.I 3.1 00 ombrelloni furono assemblati a Bakersfield.in California, in una delle fabbriche della,compagnia Rain for Rent, da dove 1.340 ombreliori furono inviati in Giappone.Nel dicembre del 1990 le compagnie di costruzione Muto, a Ibaraki e AL. Huber e Figli, in California, cominciarono a installare, con 500 operai, i sistemi di fissaggio degli ancoraggi per le basi in acciaio. Le piattaforme sagomate, da usare come sedili, furono piazzate sulle basi durante i mesi di agosto e settembre 1991.Dal 19 settembre al 7 ottobre 1991 dei lavoratori supplementari cominciarono a trasportare gli ombrelloni alle basi che erano loro attribuite, li imbullonarono ai manicotti d’inserimento, al centro delle basi e alzarono gli ombrelloni chiusi, nelle loro custodie di protezione, in posizione verticale. Il 4 ottobre, studenti, contadini e amici, 960 negli Stati Uniti e 920 in Giappone, unirono le loro forze per portare a termine l’installazione degli ombrelloni. Ogni ombrellone misurava 6 metri di altezza e 8.66 metri di diametro.L’opera d’arte temporanea costò a Christo e a Jeanne-Claude 26 milioni di dollari. Il progetto fu finanziato grazie alla vendita di opere preparatorie create da Christo: disegni, collage, plastici e modelli, così come vecchi impacchettamenti e litografie. Gli artisti non accettano alcuno sponsor.La disinstallazione cominciò il 27 ottobre e il territorio fu riportato al suo stato originale.Gli ombrelloni furono smontati e i materiali riciclati.”Gli ombrelloni”, singoli elementi dinamici e indipendenti, riflettevano in ciascuna valle, la disponibilità del territorio, creando uno spazio interno invitante, come case senza muri o installazioni temporanee, che evocano il carattere effimero dell’opera d’arte.Nello spazio prezioso e limitato del Giappone, “Gli ombrelloni” erano posizionati in modo intimo, gli uni vicini agli altri, seguendo talvolta la geometria dei campi di riso. In una vegetazione lussureggiante, arricchita dall’acqua per tutto l’anno, “Gli ombrelloni” erano blu.In California, nell’immensità di un terreno da pascolo non coltivato, la configurazione degli ombrelloni era capricciosa e si estendeva in tutte le direzioni. Le colline brune erano ricoperte di un erba bionda e resa secca dal sole, in questo paesaggio arido “Gli ombrelloni” erano gialli.A partire dal 9 ottobre 1991, “Gli ombrelloni”, sono stati visti, avvicinati e apprezzati dal pubblico per 18 giorni, sia a distanza, in macchina o in prossimità ai bordi della strada, sia passeggiando sotto “Gli ombrelloni” nelle loro luminose ombre. 

California, Usa Site (Yellow) Web: http://christojeanneclaude.net/umFiles/umUSA.html

Ibaraki, Japan Site (Blue) Web: http://christojeanneclaude.net/umFiles/umJapan.html