In questi giorni è scomparso Francesco Mandrino, poeta ed artista, ed amico della nostra redazione. Francesco Mandrino è presente nei nostri archivi e nel M.I.M.A. (Museo Internazionale Mail Art) da diverso tempo:

Condividiamo la notizia dalla pagina di San Felice sul Panaro:
– Lutto a San Felice per la morte del poeta Francesco Mandrino. Luminoso esempio di cultura e passione per l’arte trasmessa attraverso varie forme per raggiungere il pubblico, esempio di rara erudizione. Aveva 73 anni.
La notizia la dà Susanna Veratti del Circolo dei Poeti il Patio:
Cari amici, purtroppo devo comunicare una tristissima notizia…oggi il nostro amico “simpaticissimo poeta”FRANCESCO MANDRINO, alias GUNTER LA BONNE D’AMBOURG, ci ha lasciato e, mi piace immaginare che stia già scherzando, con la bonorietà che era insita in lui, con i poeti celesti del Paradiso…magari leggendo loro le sue poesie veramente particolari! Io e Valeria, nella sua veste di presidente del nostro gruppo, porgiamo ,con tutto il calore e la stima possibile, le più sentite condoglianze alla famiglia e stringiamo Patrizia in un sentitissimo abbraccio…ciao, FRANCESCO, sarai sempre nel nostro cuore …sei stata una persona speciale…impossibile dimenticarti!
LA BIOGRAFIA E LE OPERE DI FRANCESCO MANDRINO
Francesco (Confienza 1948), poeta, viveva a San Biagio in Padule.
Ha pubblicato varie opere di poesia: I bordi della notte (1992), Conta il sambuco all’alchechengi (1994), La caduta di Milano (1999), Kiosa (1999), Audio/video (1999), Boulevard. Dente di sega (2004), M’innamorai lo riconosco (2005), Nel buio, nel fumo e nelle canzoni (2005), Lettere dal sogno (2007, con immagini di Marcello Diotallevi). Ha pubblicato anche alcune cartelle verbovisuali: Geometrica (2007, con immagini di P. Mondrian), Estetica del rigore (2007, con immagini di P. Dorazio), 4 stagioni (2007, con immagini di Franco Piri Focardi). È stato premiato nel 1994 al concorso “Nuove lettere” di Napoli, nel 1995 al premio “Ignazio Silone” di Parma, nel 1996 al concorso “Aspera” di Milano e nel 1997 al premio “Nuove lettere” di Napoli per la poesia inedita, nel 1998 è segnalato al premio “Lorenzo Montano” di Verona. Fa parte della redazione del periodico “alla Bottega”, collabora con la rivista “Punto di Vista”; sue poesie, tradotte in francese, sono state pubblicate da “Reparation de Poesie” (Canada); alle sue pubblicazioni è dedicata una sezione del “Fondo Autori Contemporanei” istituito a Grosseto dalla “Fondazione Luciano Bianciardi”. Dal 1999, presso la sede di MMA, nell’Officina della Poesia si svolgono incontri informali destinati ad appassionati già attivi nell’ambito della scrittura. Nel 2000 istituisce “Esercizio di Lettura”, per la discussione ed il commento degli autori contemporanei, le cui relazioni vengono pubblicate da MMA-agile. Il suo nome compare sul catalogo ufficiale della 46° Biennale di Venezia 2001, all’interno del progetto “Bunker Poetico” organizzato da Marco Nereo Rotelli e da Adam Vaccaro di Milanocosa. Partecipa al convegno “Riviste di cultura e industria della comunicazione” organizzato dalla Fondazione Luciano Bianciardi di Grosseto, negli stessi giorni tiene un incontro con gli alunni delle scuole elementari e medie presso la biblioteca “A. Gamberi” di Roccastradanegli anni successivi per l’associazione “Oltre i limiti” con gli alunni di Rignano sull’Arno e per il Consiglio di Autogestione con gli alunni del Liceo “M. Morandi” di Finale Emilia. Nel 2002 è invitato a partecipare con un’opera di poesia visiva alla fondavione del Museo della Mail Art a L’Aquila e nel 2003 al Museo d’Arte Moderna di Senigallia. Nel 2006 alcuni suoi testi vengono musicati da Claudio Fusai, e da lui eseguiti a Creativa, e da Irlando Danieli, ed eseguiti al Teatro dell’Arte di Milano nell’ambito della giornata mondiale della poesia promossa dall’Unesco, soprano Cho Hyun-Joo, voce Sonia Grandis, Pianoforte Marino Nahon. Nel 2008 è invitato a Madrid dal Centro de Arte moderno, e presso l’Istituto Italiano di Cultura tiene la conferenza “Differenze e similitudini fra Poesia e Performance”; viene richiesta una sua opera verbovisuale per il costituendo Museo Italiano di Mail Art di Cosenza. Nel 2010, allo Spazio Thetis per l’arte, partecipa a Perfomedia presentando in testo in performance L’affare della carità-spettacolo. Nel corso di una conversazione pubblica così ebbe a dire a proposito Dell’ambiguità nella poesia: «La parola deve essere usata come strumento dell’ambiguità che si vuole insinuare, alla quale non ci si deve contrapporre per enfatizzarla, per farla risaltare; fare ciò vorrebbe dire limitarsi a suscitare un effetto ironico-sarcastico teso a valorizzare una eventuale posizione contrapposta, difficile da individuare e che comunque risulterebbe condizionante, il che non è certo lo scopo della poesia. L’ambiguità va invece fiancheggiata, spalleggiata fino ad indurre una sensazione di ribaltamento tale da trasformare ogni affermazione in una possibile negazione che renda impossibile ogni rifiuto o accettazione preconcetta anche e soprattutto a chi si era predisposto ad una delle due eventualità. Svelare successivamente questo uso, o lasciarlo intuire, serve a delegittimare la parola stessa. La parola delegittimata, dicendosi si scopre come tale, ripetendosi si inflaziona, smette di aderire al proprio significato e può contribuire a costituirne uno nuovo nella complessità del verso tramite una certa dose di allusività. Quindi si finisce per non trasmettere più il senso evocato dallo scritto bensì, attraverso una opportuna lettura dello stesso, si può indurre alla ricezione di un senso diverso, a volte perfino contrapposto…».Nel 2002, in occasione di una tavola rotonda sul tema “Autoproduzione ed indipendenza della cultura”, disse: «Se fossimo manager dovremmo stabilire i nostri obiettivi in modo da raggiungerli per la fine di novembre, affinché possano essere contabilizzati a fine anno, ma siamo uomini di cultura e dobbiamo porre la nostra meta abbastanza vicino da non rischiare di perderne la direzione e abbastanza lontano da non rischiare di raggiungerla prima della morte.».
Sull’opera letteraria di M. hanno scritto, tra gli altri: G. Amodio «M. è poeta della vibrazione interiorizzata, ma si affranca dalla stesura di versi edulcorati, per lanciare segnali pregnanti di un discorso colto, pieno di pathos e ricco di suggestione culturale. In Conta il Sambuco, in una sorta di nobilitazione del linguaggio gergale della sua terra che si rigenera, respingendo ogni tentazione convenzionale, nella misura della parola che si sacralizza fino alla stesura perfetta che evidenzia ogni accentazione, nella meticolosità “dizionaria”, che rende finalmente giustizia alla lingua. »; D. Argnani «M. ne I bordi della notte dimostra tutta la capacità e l’espressione raffinata dell’essere tra poesia e uomo, tra sogno e realtà. È poesia vivace con le allegorie e le metafore che hanno l’ebbrezza del risveglio improvviso nella sofferenza come nella gioia del vivere. Con una scrittura fitta e ben intagliata il poeta tenta una “fuga da Babilonia” verso una salvezza improbabile perché la devitalizzazione imperante gli impedisce di sognare nuove utopie. Per la forma e la forza, questo poema dell’amarezza di Mandrino ci ricorda la trilogia della camera da letto di Attilio Bertolucci perché il “vento d’inquietudine provocante, talvolta violenta, di questa raccolta omogenea omogenea – come suggerisce Roberto Roversi – ha conclusioni da non dimenticare. »; L. Bianco «Nell’ultima sua plaquette [Le nuove poesie d’amore] M. diventa felicemente smodato, visionario e realista, classico nel ritmo e attualissimo nei contenuti, fresco e agile nella lingua e carico di pesi esistenziali che soffocano il bene di vivere.»; D. Cara «Tutto s’inquieta ed è mortale nel verso attivo, racconta e concede movimenti di materica (in)serenità, dissolve ed assolve (con immediatezza) l’invenzione del discorso.»; L. Attolico «Boulevard dente di sega, per capacità “comunicativa”, mi è parso uno dei più concreti tra quelli da me letti in questi ultimi anni. In particolare la temperie antagonista, con quel suo stupendo attrito tra Spirito e Ragione, lo pone a mio avviso fra i più credibili interpreti contemporanei di poesia civile (fatta salva da sentenziosità, apologie e radicalizzazioni ideologiche) … non disgiunto da un linguaggio sempre in grado di “chiamare” il fruitore rispettando ad un tempo chi legge e l’oggetto del ricordo »; C. Cesella «Con un tono delicato, tra l’impervio e il sussurrato, M. solleva gli scandali dalla polvere dei tribunali, nell’inestricabile connubio della storia personale e collettiva. Ne emerge un mondo di lavoratori, di compagni, un mondo di uomini che ancora “resistono” al disfacimento asservito del mondo.»; F. De Napoli «La ricerca linguistica nella quale appare fortemente impegnato M. non si esaurisce in quelle labirintiche e confuse espressioni verbali… Poesia, quindi, ricca di idee fortemente articolate in un discorso compiuto… facendo leva su una irrefrenabile sagacia, corrosiva e nel contempo disarmata, che non evita né teme (e neppure snobba) di effettuare acrobatici “slalom con certe questioni” non soltanto di natura letteraria.»; M. Ferrari «La sua poesia si muove nei dintorni di una naturalità fondamentalmente panico-erotica, quindi libera e anarchica nella vena anche se sorvegliatissima nell’attenta ricerca linguistica.»; G. Ferri «L’andante scorrevolezza dalle misure scalari (settenari, ottonari, novenari) frena la propria corsa, invitando alla meditazione visiva, nello strascicare delle code sdrucciole che frequentemente immobilizzano i versi, insieme agli enjambements, … C’è indubbiamente dell’epico in questa tua disincantata coscienza delle cose, espressa da quegli spalti alti, e rivolta all’olos dominante, … E se racconto è, in quanto poetico, la sua misura, o meglio dismisura, è quella del flusso. Della forma fluens. L’ampiezza è un concetto spaziale totalizzante, cioè, per l’appunto, assorbente ogni quotidiana vicenda e ogni dispersa memoria – persino ogni storicizzata geografia. I campi semantici sacrificano i loro sensi contingenti entro i sensi, le sensitività, universali, cosmologiche.» ; U. Giacomucci «Uno stile attuale e ben definito, in cui i simboli non sono mai arbitrari, ma ben calibrati in un discorso poetico unitario. … emerge nettamente una dimensione di scavo linguistico, spesso relativa al nesso tra scelta lessicale e puntualizzazione del significato. Il testo poetico è quindi prodotto da un dettato scorrevole ma mai scontato, particolarmente significativo. Arricchito da rimandi ironici e da uno spirito caustico, temi e propositi esistenziali non sono appesantiti da riflessioni etiche. … Emerge nettamente anche l’essenzialità dell’espressione, ricca di forza icastica e sostenuta da un ritmo serrato.» «… in merito a Boulevar-Dente di sega. Queste tue poesie hanno il pregio dell’impegno nato dall’esperienza di fabbrica, di lotta per il riscatto dall’alienazione, ma insieme non cedono mai al facile discorso comiziale. C’è quindi anche il valore di una battaglia linguistica che vuole ridare alla poesia, senza tradirne la specificità non servile, il suo posto nella battaglia a tutto campo (e non solamente nel laboratorio elitario) contro il linguaggio della mistificazione, della falsità. Della umiliazione della bellezza e creatività dei popoli.»; J-L. Lamouille «Questi poeti calano il loro sguardo sull’insieme dei fenomeni che si svolgono sulla superficie del pianeta. Una visione di critica sociale in ciò che riguarda le forze di distruzione operate nei confronti degli uomini, una denuncia radicale dei processi di morte all’opera contro la natura e gli animali, l’influenza e le forme perniciose della comunicazione, l’illusione tecnologica il profitto deificato… Ma non dimenticano l’amore, sempre presente, ed i valori positivi da proporre per arricchire le proprie relazioni e magnificare la vita. … Che siano autodidatti o no, del nord o del sud, Di Ciaula, Brugnaro, Stocchi, Di Ruscio e Mandrino condividono l’avversione per l’ingiustizia, … La loro forza proviene direttamente dal loro amore della vita, »; A. Lentini «…un testo come La caduta di Milano accetta la sfida della “naturalezza espressiva”, senza però perdere di vista un’originale, intelligente e rigorosa ricerca, direi una vera e propria sperimentazione personale sulla parola, che si caratterizza come una parola “aperta” eppure sempre “piena”, densa di implicazioni esistenziali, di passione civile e spirito libertario.» «Il tuo Boulevard dente di sega, denso di poesia ruvida ma con punte di raffinata dolcezza, conferma la tua identità forte di acrobata della parola totale e di performer pensante.»; «In Lettere dal sogno M. si muove nella cerniera che tiene insieme indeterminato e determinato, anzi nelle sue poesie inverte il rapporto e ci mostra, in progressive sfocature, come il determinato possa diventare punto di fuga verso l’indeterminato. Le determinazioni però non determinano nulla, perché la vera sostanza di questi versi così aerei è la loro voluta imprendibilità. Via via la situazione si sfoca e diventa pura danza di immagini e suoni. M. costruisce per via sottrattiva: così ogni determinazione incornicia una mancanza. “In uno spazio gravido d’assenza” prende forma qualcosa, ma non sappiamo cosa.»; M. R. Luongo «M. con un linguaggio solo apparentemente colloquiale, ma denso di rimandi allusioni metafore invenzioni accenna a legami difficili, in un contesto di interni-esterni intrigante. Domina il paesaggio urbano, descritto con sguardo consapevole ma mai arreso, e ci sono i ricordi, nei quali riappare la natura come visione, mi è sembrato, di un mondo ormai perduto.»; D. Mandolini «Ciò che maggiormente colpisce nei versi de La caduta di Milano è una visione della realtà disgiunta dall’esistere, una realtà quasi evaporata dal tempo che la contiene. … Realtà, quindi, che insegue le testimonianze (anche solo presunte o appena percepite) di sé, che è inseguita dalla dicotomia del proprio apparire sensuale e spietata,»; G. Moio «La poesia di Mandrino è soprattutto alimentata da quella inquietudine e dubbi che sono il sale della poesia, … un lungo respiro, a volte furioso, che si dipana tra un ordine e un disordine quotidiano … carica di sottile ironia, di metafore pungenti e allegorie che tendono a sconvolgere, appunto, uno scenario destinato al fallimento.»; L. Nanni «I bordi della notte è originale e fa pensare. La scrittura unita all’essenza del significato, senza fronzoli inutili, anche se vi è il dettaglio. Levità ironica, perfino crudele. Nei testi brevi riesci a rendere un equilibrio metrico non convenzionale. La sottigliezza metafisica del quotidiano e la storia come elemento sfuggente ma eterno.»; R. Onano «Il testo esprime tutt’altra ricerca linguistica, con una scrittura ancorata quasi ossessivamente al concretismo dell’oggetto ed alla descrizione puntigliosa dell’agito. È molto, in un panorama poetico dove bisognerebbe bandire sine die qualsiasi termine astratto, o ineffabile, o metafisico: tutto quanto, insomma, ha contribuito a svenare, per dolcitura o intellettualismo, la poesia. M. appartiene alla categoria degli eccessivi. Coltiva la parola per il gusto dell’alterità; …la parola esita in ciò che a me pare un affresco di ottusa eppure massima drammaticità; a tratti illusa da umanissimi rituali di stordimento: … ovvero, come si vede, una delle più pudiche e scontrose e disperate rappresentazioni che siano state fatte della morte. Ne deriva un’aura schizofrenica, compenetrata ugualmente da vitalismo e da morte, coscientemente soccorsa dalla terribile forza del linguaggio, che rifugge l’intero strumento lirico-elegiaco.»; M. Pierri «Perfetta sì, nella rima, nel gioco dei versi, nel descrittivo dell’ambientazione dove in visioni fantastiche o reali figurazioni si svolge la storia dei sentimenti sempre profondi, mai superficiali, ogni cosa è animata, si amplia creando forme, vestendosi di umano per occhi umani, si trasforma per la percezione fantastica, si arricchisce facendo in modo che tutto divenga un’opera d’arte in cui si fondono pittura e poesia, con una ricchezza di vocaboli, di aggettivi.»; F. Piri Focardi «M. del gruppo Multimediarte ha reso omaggio a Carmelo Bene nell’ambito di “Creativa 3” con una recitazione colma di pathos: La parola trapassa il foglio, l’anima. Dedicato all’attore che della poesia fu grande lettore ed interprete … . Il componimento di M affronta con l’ardore di un amante la parola, così indissolubilmente legata alla vita, che in parte la genera al solo scriverla o pronunciarla. Ed è subito memoria, presenza ed attesa. È talmente vivo il rapporto di amore, di senso, di insufficienza da non riuscire a vederla, a dirla perché nell’attimo è già atto concreto. Ed è dell’amante il sospirarla e sognarla in quell’eterno gioco che fa trama all’amore, pur sapendo che può trasformarsi in prigione o tomba. Ma M, il poeta, le ha offerto la sua vita, nella costante mimesi con la donna, ed infine l’invoca, foss’anche un’immagine-lacrima, lui gli offrirà sempre la sua mano aperta. »; L. Riccobene «Lo stile veloce e incisivo caratterizza il linguaggio e tiene insieme i lembi di un’estrosa, variegata ed emotiva poesia.»; A. Rizzi «In pratica il punto di forza del libro Conta il sambuco sta proprio nell’aver reso il degrado del territorio e della sua cultura, senza cadere nelle trappole della lacrima facile e della retorica da “Circolo Poeti del Bar Commercio”.» ; R. Roversi «Un cammino in progresso e in una sempre più attenta (e cauta) ricognizione di sé. … In primo luogo con un lavoro d’officina sul materiale linguistico [Conta il sambuco…], …la parola viene riscontrata, quasi ripulita al suo interno, poi sottratta alla polvere dell’uso letterario e riconsegnata a un impegno non di necessità ma di convinzione.» «In questi testi, a me pare ci sia come annidata una pienezza vitale ossessiva e carica di una sensibilità contratta nella realtà; … C’è un vento d’inquietudine provocante, talvolta violenta, in questa raccolta [La caduta di Milano] omogenea che ha conclusioni da non dimenticare.»; B. Sullo «Dunque, rigore e libertà creativa, ben fusi insieme, conferiscono alla poesia di M. un tono inconfondibile, un registro espressivo venato di sottile inquietudine derivante appunto dal contrasto potenziale, sotterraneo, tra le due componenti, ed espresso come un’arcana sensazione di disagio, di incertezza, che percorre tutte le poesie e le caratterizza.»; A. Spagnuolo «Gli echi che ripartono senza tregua dal subconscio, automatica rivincita culturale di chi tenta di ascoltare il segno della conoscenza, inondano la scena memoriale, le inquietudini al di là dell’angoscia, la logica tra senso comune e proiezione dell’incantamento.».
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